I primi incontri dedicati alle città intelligenti a Smau sottolineano l’esigenza di partecipazione dei cittadini. E di coordinamento delle idee Il lago d’Iseo non è il più vasto della Penisola, ma ospita l’isola lacustre più grande d’Italia e più alta d’Europa. Sarà questa suggestione geografica ad avere ispirato gli amministratori di Iseo, 9 mila abitanti in periodo non estivo, per la creazione di IseoHub, un laboratorio di tecnologia e di idee di impresa innovative e un polo di connessione con 500 luoghi sparsi nel mondo, grazie a un sistema di telepresenza con maxi schermi e audio in alta definizione? È un faro in una piccola città, una delle declinazioni del progetto Connected Village, presentato oggi a Smau da Raffaele Gareri direttore dell’area innovazione e territorio della Provincia di Brescia. Un modello di sviluppo “smart” nato in Olanda per radicare il nuovo sulle realtà locali, per non dire rurali. Un modello di sviluppo aperto al futuro ma radicato sul territorio, potremmo dire, come Adriano Olivetti predicava e praticava nelle sue fabbriche a Ivrea, dove si progettava il primo personal computer al mondo e si permetteva agli operai di frequentare biblioteche e di tornare a coltivare la terra nei fine settimana. Lunga divagazione che ci porta al messaggio più chiaro emerso negli incontri sotto l’etichetta Smart City che hanno animato la prima mattinata di Smau. Non c’è smart city senza una comunità che la faccia propria.
A Iseo, rappresentata a Smau dal sindaco Riccardo Venchiarutti, il Connected Village Place occupa un piano di un edificio che un un tempo era casa di riposo, e oggi vive accanto al centro ricreativo per gli anziani o allo sportello di aiuto per le donne che hanno subito violenze. L’idea è proprio che le esperienze di innovazione debbano essere immerse nel tessuto umano locale.
Sulla stessa linea l’intervento dell’assessore all’urbanistica di Cremona, Raffaele Fasani, che ha raccontato la nascita del nuovo Polo Tecnologico della città. Atteso per l’anno prossimo, andrà a occupare aree dismesse e vorrebbe essere un luogo fisico di aggregazione e di incontro nel quale le aziende possano confrontarsi, ma anche un laboratorio dove disporre di tecnologie all’avanguardia. La città, nota per la tradizione dei liutai e ospite di uno straordinario museo dedicato al violino, negli ultimi anni, grazie alla collaborazione con il Politecnico, si sta caratterizzando anche come culla di giovani imprese tecnologiche. Un altro esempio dell’imprescindibile legame tra innovazione e humus culturale.
Cultura, certo, ma anche concretezza. Molti dei progetti di Smart City presentati nella mattinata del 23 ottobre a Smau riguardavano, a vario titolo, la mobilità.
“In un buon progetto di mobilità urbana la gente dovrebbe essere protagonista”, recitava a chiare lettere un incontro con il Comune di Bergamo e Consorzio Superhub c/o Fondazione Legambiente Innovazione.
Luigi Telesca, Exploitation Manager di SuperHUB ha spiegato il progetto europeo, SuperHUB, in fase di test in tre città del vecchio continente: Milano, Helsinki e Barcellona con l’obbiettivo di offrire alla cittadinanza uno strumento in grado di usare tutte le possibili informazioni sulla mobilità metropolitana: dalle bici agli autobus, dai percorsi automobilistici ai tratti pedonali. Per farlo, si raccolgono e si distribuiscono su smartphone informazioni da ogni fonte attingibile, sfoghi di automobilisti sui social inclusi, nonché da un tracciamento volontario a cui si può decidere di sottoporsi. Il sistema dovrebbe poter prevedere l’imprevedibile, come, è stato l’esempio più gettonato, gli ingorghi dovuti all’incontro di Champions tra Milan e Barcellona.
Alessandra Melchioni, Coordinatrice ufficio Smart City, Comune di Bergamo ha ricondotto la discussione su un terreno meno virtuale e più edilizio, richiamando interventi fisici su stazioni ferroviarie, servizi di noleggio biciclette e stazioni bus e sottolineando, per i poveri pendolari, la necessità di uno standard adottabile in ogni città.
La mobilità, infatti, è anche la protagonista dei progetti Smarty e Dorothy, frutti di un grande incubatore della regione Toscana battezzato Polis. Dorothy (Development Of RegiOnal clusTers for researcH and implementation of environmental friendlY urban logistics) mentre Smarty (SMArt Transport for sustainable citY) lavora sulla mobilità dei cittadini, orientandolo su quello che tutti chiamano spostamento multimodale, affidato cioè a tutti i mezzi disponibili, dalle due gambe alle due e quattro ruote. Nel progetto della startup Kkt si legge anche una chiara declinazione ecologica, espressa da progetti di raccolta dati sull’inquinamento con la collaborazione dei privati, chiamati a installare i sensori, e magari dei mezzi pubblici, chiamati a recuperare le informazioni nel corso dei loro viaggi nelle città.
Viaggi in città e viaggi da una città all’altro, rimbalzando tra quei luoghi, spesso anonimi o peggio squallidi, che sono le stazioni ferroviarie. Centostazioni è una società partecipata da Ferrovie dello Stato Italiane e Archimede 1 che sta rimettendo a nuovo, con l’obiettivo di farne luoghi piacevolmente vivibili, 103 stazioni della Penisola. L’aspetto più smart del progetto consiste nella collaborazione con Vodafone, soprattutto a uso interno, che garantisce l’App Gestione Flotte, l’App di geolocalizzazione per il personale, e l’App Nota Spese.
Sembra strano, ma semplificazioni digitali nel lavoro interno hanno ricadute più che concrete sui servizi. Un esempio? Cento Stazioni è passata da 600 controlli sull’efficienza della pulizia nelle stazioni di cui si occupa a 1.400. Grazie all’informatizzazione. |
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